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STORIA
La chiesa dell’Incoronata in Sabbioneta, nel nome e nella tipologia architettonica, richiama la chiesa dell’Incoronata di Lodi, edificata tra il 1488 ed il 1493. La chiesa di Sabbioneta doveva fungere da cappella palatina e da pantheon per la Dinastia, e per tale ragione venne affidata alla cura dei frati Serviti, presenti a Sabbioneta dal 1448. Essa sorge su due preesistenti edifici di culto, il più antico dedicato a S. Biagio, il più recente intitolato a S. Nicola, la cui memoria liturgica coincideva con il giorno del compleanno del Duca, il 6 dicembre. La chiesa, edificata un secolo dopo il suo prototipo laudense, dal 1586 al 1588, spicca nel contesto urbano sabbionetano per la sua mole singolare, imponente, ed austera. Il pezzo forte della chiesa è la tomba-mausoleo del Duca Vespasiano. In questo monumento superbo è tornato a riposare il suo corpo dopo 30 anni di “esilio” per motivi di studio, privo, tuttavia del monile del Toson d’Oro, la Massima Onorificenza che Imperatori e Re di Casa d’Asburgo concedevano a personaggi che volevano onorare, con il vincolo che l’insegna venisse restituita alla morte del cavaliere. Al Duca di Sabbioneta venne apposto sul cadavere nel momento della sepoltura, e quindi non restituito alla Casa Imperiale. Ora lo si può ammirare nella sala del tesoro. Ecco perché si tratta di una vera e propria rarità.
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ARTE
Nella Chiesa della Beata Vergine Incoronata, il contrasto è fortissimo tra l’esterno, che la fa apparire quasi una fortezza – ingentilita solo dalla lanterna settecentesca –, e l’ornatissimo ed elegantissimo interno, una sorta di “bomboniera”. L’esterno, tanto massiccio e compatto, subisce una sorta di metamorfosi all’interno, alquanto alleggerito da otto rilevanti arcate, separate da lesene, nonché da eleganti matronei a bifore, il tutto culminante nel tamburo e nella cupola a spicchi, di una leggerezza quasi eterea. L’intera superficie interna reca una esuberante decorazione settecentesca a trompe-l’oeil, che provoca una spinta, uno slancio, una tensione ad afferrare la luce che entra prepotente dalla lanterna, collocata a 38 metri di altezza. Quella luce, che contrasta con la penombra regnante indisturbata nella parte bassa dell’aula, è una sorta di pioggia benefica per gli occhi e per il cuore.La ricca ornamentazione dell’edificio riflette il gusto teatrale dei Bibiena, in particolare di Antonio Galli, artefice della grandiosa chiesa di Villa Pasquali e della cappella del SS. Sacramento nella chiesa dell’Assunta, ed è attribuibile a Clemente Isacci e Francesco Borelli, allievi dell’illustre maestro. Nelle otto arcate sono ricavati i vani di servizio e, raggruppati attorno a quella che funge da abside, sono presenti, oltre l’altare maggiore, tre altari laterali. Nella nicchia dell’altare principale è collocata la statua in cartapesta della Beata Vergine Addolorata e Incoronata, e recante le sette spade nel cuore, opera della metà del XVIII secolo, attribuita al bolognese Angelo Piò. Al di sopra della statua, affrescata, la citazione del libro delle Lamentazioni (1,12), che ricorda il dolore insuperabile patito dalla Vergine. Nell’altare a sinistra (seconda cappella) vi è una pala raffigurante la Vergine Assunta e tre santi dell’ordine servita: S. Pellegrino Laziosi, S. Giuliana Falconieri, S. Amadio degli Amidei. Nel primo altare a destra la pala raffigura S. Filippo Benizi, nel secondo una bella pala del parmense Giulio Cesare Amidano (1572-1629) raffigura la “Fuga in Egitto”, di impronta vagamente caravaggesca. Nell’arcata immediatamente a sinistra dell’altare principale sorge, imponente, l’opera più significativa di tutta la chiesa: il sontuoso mausoleo del Duca Vespasiano, realizzato l’anno successivo della morte, 1592, dallo scultore Giovan Battista della Porta, con notevole profusione di marmi pregiati. Al centro del monumento spicca la statua bronzea del Duca, opera di Leone Leoni, realizzata nel 1579, e collocata in piazza ducale fino al 1656. Il Duca è rappresentato in vesti di Imperatore romano, seduto su un faldistorio, mentre con il braccio avanzato imparte ordini. È un ritratto efficacissimo della personalità del creatore e del signore della nuova Roma, Sabbioneta. Ornano il mausoleo due statue marmoree raffiguranti la fortezza e la giustizia.
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SPIRITUALITA'
La pianta ottagonale dell’edificio non è casuale, ma ricorda la struttura degli antichi battisteri cristiani, che insistevano sulla figura geometrica dell’ottagono, simbolo del giorno ottavo, il giorno della risurrezione, nel quale il credente veniva immesso con il Sacramento della rinascita, il Battesimo, che comportava una morte e resurrezione simbolica. In una chiesa deputata a luogo della sepoltura dei Duchi, tale impostazione costituisce una professione di fede nella resurrezione e nella vita eterna. Qui vi è la sepoltura del Duca, di una delle mogli, del figlio quindicenne, del nonno, e di una delle figlie di un parto gemellare, deceduta al momento della nascita. Una lapide esterna ricorda anche la sepoltura “con pompa sollennissima” del Cardinale Pirro Gonzaga, Vescovo di Modena, qui deceduto. Una particolarità dell’Incoronata è la serie di quadri appesi alle lesene che separano le otto arcate. Non si tratta della consueta via Crucis, normalmente visibile in tutte le chiese, bensì della via Matris, una devozione tipica dell’ordine dei Serviti, che ricordava e onorava i sette dolori vissuti dalla Vergine Maria e rappresentati dalle sette spade che trafiggono il suo cuore: 1 – la presentazione di Cristo al tempio e la profezia di Simeone; 2 – la fuga in Egitto; 3 – lo smarrimento ed il ritrovamento di Gesù nel tempio; 4 – l’incontro tra la Madre ed il Figlio sulla via dolorosa; 5 – la crocifissione del Signore con la presenza di Maria e Giovanni; 6 – la deposizione dalla Croce; 7 – la sepoltura di Gesù. Un’ottava tavola rappresenta la desolazione della Vergine dopo la morte di Cristo.
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